domenica 30 gennaio 2011

                              Sitar
Il Sitar è lo strumento indiano maggiormente conosciuto. La sua invenzione viene attribuita al poeta del 13° sec Ameer Khusarau della corte di Allaudin Khilji anche se vi sono dubbi a riguardo visto che non viene mai citato nulla a riguardo nelle sue opere.
Un'altra teoria è quella che vorrebbe il Sitar come l'evoluzione dell'antica Tritantri Veena, una Veena (nome generalmente usato per definire uno strumento a corde) con tre corde. Anche il nome, Sitar, sembrerebbe derivare da quest'ultima teoria in quando i persiani giungendo in India e trovando difficile la pronuncia "tritantri" la modificarono in "Shetar" che letteralmente si può tradurre come tre corde (She=tre, tar=corde) e col passare del tempo divenne Sitar.
La sua forma attuale è frutto di anni di duro studio e lavoro da parte di musicisti e liutai. Si è giunti così da una semplice Veena a tre corde ad uno strumento con 18 corde e un suono molto completo ed armonioso. La cassa di risonanza è composta, come gran parte degli strumenti indiani (e non), da una zucca scavata alla quale viene aggiunto un manico in legno cavo. Il tutto ricoperto da una tavola lavorata e, generalmente, decorata ed intagliata con temi classici. I tasti sono curvi e costruiti con leghe di bronzo o acciaio e consentono l'uso di varie tecniche come quella del meend per mezzo della quale il musicista può, tirando le corde, suonare più note dallo stesso tasto (fino ad un intervallo di 4/5 note) creando effetti unici che permettono l'espressione dei micro toni (shruti) in maniera eccellente creando una sorta di massaggio interiore ed emotivo (rasa).
Il ponte (javary) è costituito da un pezzo d'osso lavorato in modo da produrre il tipico suono ronzante caratteristico di molti strumenti indiani.
Le corde sono in aciaio e bronzo rispettivamente 7 superiori, che vengono pizzicate con un plettro detto mitzrab per creare la melodia e l'accompagnamento, e 11 posizionate sotto la tastiera che, tranne in alcuni casi, suonano per simpatia creando un atmosfera unica e rendendo il suono del Sitar paragonabile a quello di un'orchestra ricco cioè di riverberi e suoni armonici.
Il 20 secolo può essere considerato l'era d'oro per il Sitar grazie ad artisti quali Ravy Shankar, Vilayat Khan, Nikhil Banerjee ed altri che hanno contribuito a migliorare e diffondere anche in occidente la cultura millenaria della tradizione musicale indiana.

Nessun commento:

Posta un commento